Guida all’anoressia tra realtà e paradosso” è un libro che stravolge già dall’inizio le aspettative di senso comune.

Infatti, non delle cosiddette cause si parla o dei possibili percorsi terapeutici che si possono seguire dopo la comunicazione della diagnosi ma, al contrario, il percorso seguito dall’autrice è quello paradossale che conduce alla “malattia” un aspirante anoressica, una ragazza cioè che altri modi per rimettersi al mondo, come direbbe Le Breton, non sembra averne trovati.

Utilizzando la metafora della crescita del seme che permette al lettore di non perdere il filo della lettura, l’autrice percorre così le tappe che segnano lo sviluppo di una storia che ritrova il suo senso d’esistere nell’etichetta “anoressia”.

In questo viaggio, il corpo e le sue forme come sappiamo non sono separabili tuttavia dai significati che gli sono attribuiti in un preciso contesto culturale (Faccio, 2007).

Evidenziando proprio il processo di co-costruzione dei significati che vengono poi attribuiti al corpo dalla giovane donna, l’autrice mette perciò in luce 1) il modo che quest’ultima sceglie per tentare paradossalmente di sopravvivere e 2) il contributo offerto dagli altri attori che rendono possibile la co-costruzione di questo modo.

Proprio come di fronte ad uno spettacolo, tutti assistono alle difficoltà che la protagonista sta costruendo per la sua vita futura attraverso l’obiettivo che ostinatamente si impone di perseguire, quello della magrezza a tutti i costi. Nessuno però sembra accorgersi di come paradossalmente questo sia ormai l’unico modo co-costruito che può ancora scegliere per rimanere all’interno del suo mondo.

Infatti, l’aspirante anoressica prende i significati nei quali riconoscersi tra quelli che le sono messi a disposizione dallo specchio che l’altro le fornisce.

All’interno della società odierna l’altro assume molteplici volti: quello dei genitori, quello dei pari ma anche quello dei mass media ormai parte integrante della nostra cultura d’appartenenza.

Questi soggetti diventando a loro volta protagonisti della scena teatrale a cui l’aspirante anoressica ha scelto di partecipare cominciano a co-costruire così la strada che la porta verso il traguardo desiderato, ossia, nonostante le migliori intenzioni, a renderle più accessibile il percorso verso la patologia mantenendo e a volte rafforzando i significati che attribuisce al suo corpo che sono ormai, dopo il lungo investimento che le hanno richiesto il digiuno e le pratiche accessorie orientate a garantirne i suoi effetti, diventati parte fondante della sua identità.

“Guida all’anoressia tra realtà e paradosso” è un libro di agile lettura con finale a sorpresa. In questa storia i frutti della semina infatti non sono quelli che, né l’aspirante anoressica né le figure coinvolte si sarebbero aspettati di raccogliere. E’ proprio arrivando alla fine che si comprende infatti l’importanza che assume il contesto relazionale in questi casi che, al pari di qualsiasi altro strumento, in sé non è mai né buono né cattivo, poiché è il suo uso a renderlo tale.

A quanti sono in relazione con la persona coinvolta e, in questo caso specifico soprattutto alla famiglia che viene spogliata dell’aggettivo “disfunzionale” che la connotava nel passato, viene ri-attribuito il loro ruolo attivo, responsabilizzando non solo in merito a quello che può essere il contributo da loro fornito nella co-costruzione del percorso che la protagonista ha deciso di intraprendere ma, anche e soprattutto, come parte del sistema da cui possono svilupparsi nuove modalità d’interazione che permettono a coloro che sono finite per intraprendere la strada dell’anoressia, di invertire il senso di marcia.

Perché non c’è nulla che sia stato costruito nella relazione che nella relazione non possa essere risignificato.

Dr.ssa Valeria Pozzer
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