Il modello che io ho deciso di utilizzare è quello interazionista: un modello che mette al centro la persona in tutti i sensi. Questo modello infatti intende il soggetto quale essere attivo, protagonista all’interno del suo contesto, e in quanto tale co-costruttore (insieme alle persone con cui interagisce nella sua quotidianità) del problema che vive e al contempo potenziale distruttore dello stesso.

Verrà posta quindi particolare attenzione al significato che, all’interno di un preciso contesto culturale, il problema assume per il soggetto e alle modalità o schemi relazionali che utilizza al fine di risolvere i suoi momenti di difficoltà.

Dopo aver compreso i significati che il soggetto attribuisce ai suoi vissuti e le intenzioni che lo muovono a mettere in atto determinati comportamenti il terapeuta, orientato dall’obiettivo precedentemente condiviso con il suo interlocutore, andrà a condividere ancora una volta con quest’ultimo quali sono le modalità disfunzionali da esso utilizzate. Una volta rilevate queste modalità, attraverso strategie costruite ad hoc per il suo interlocutore, il terapeuta guiderà quest’ultimo in un nuovo viaggio durante il quale avrà modo di vedere possibilità prima sconosciute che potranno permettergli di cambiare proprio le modalità disfunzionali che precedentemente utilizzava per costruire il suo mondo e/o il modo di muoversi all’interno di esso al fine di aumentare il suo benessere personale, psichico e relazionale.

 Durante il nostro percorso oltre al colloquio terapeutico, volto a comprendere dopo un ascolto attivo la tua storia, potremmo utilizzare tecniche e metodi derivanti anche da altri orientamenti teorici, come quelli strategico, narrativo e costruttivista, sempre alla luce dei riferimenti teorici posti e sopra descritti dalla cornice interazionista.